Le tessitrici della storia

di Maria Gloria Grifoni

San Nazzaro Sesia, Abbazia di San Nazzaro e Celso, 30 maggio 2009

 

Maria Gloria Grifoni Penelope    Loredana Bianchi Calipso    Elena Bruno Elena    Bruno Tortoreto Ulisse

 

 

  danza Vittoria Fedele    musiche Simone Porro    regia Sergio Porro

 

 

le luci di

Troia lontana

Itaca lontana

Sparta lontana

Ogigia lontana

 

 

 

 

Nessuno vuole svegliare Penelope, quel sonno che la avvolge e la incatena,

 che la riporta indietro alla sua giovinezza quando non esistevano guerre,

assenza di dolori, pene, Proci...

 Atena le getta sulle palpebre l’incanto di Ermes.

La visitano i grandi sogni...

 

 

Ma Penelope conosce il morso dell’insonnia, strazi, intollerabili rimpianti, incertezze, dolori che nella veglia non può sopportare.

Di notte disfa la tela che il giorno tesse e nella trama la sua voce…

 

 

 

 

Io renderò immortale Ulisse, lo sottrarrò al suo ostinato darsi tempo.

Oh, solitudine… così terribile è il patto a me concesso.

Governare nascosta e di nascosto...

Ulisse… noi ci apparteniamo, noi segmentati respiriamo l’invasione delle foglie: cos’è morire?

Sul fondo l’acqua è nera come tomba. Ulisse senti… sono loro prima ancora che vengano a morte...

Nelle onde del mare consumerò il racconto, il segreto sarà tra noi

e il nostro verso sospeso nel vuoto convocherà le ombre: la mia è una morte che non ha luogo.

 

 

 

 

 

Io, Elena… io, l’adultera, io, perdonata…

Lacererò in un rosario di colpe ventri materni, che partorirono patria e numeri

e ascolterò all’interno della notte ricordi armati di una processione

e gli echi saranno usati come “visti".

Ecco… vengono… le trame firmano la sopravvivenza di Psiche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un giorno mezze ombre danzeranno origine e segno.

Nella corsia umana si respirano

gli spessi muschi della mente...

Fermati !

Omero ha omesso i pensieri segreti.

Le dodici fanciulle lunari hanno celebrato

l’orgiastico rito della fertilità.

Ed ecco che ricompare la parte oscura della luna,

che si rispecchia nel sangue come purificazione...

 

 

 

 

 

 

 

 

Non vi sono in questa isola… luogo, invocazioni,

non vi sono né dèi, né uomini, né esiste oltretomba.

Troverete gli archetipi dell’immaginario.

L’uomo del tempo che ad esso viene sottratto.

Qui non arrivano i rumori della storia

ma una sospensione della sorte.

 

 

 

 

 

 

Per le anime è morte divenire acqua

e per l’acqua è morte divenire terra.

 

Cantate, o donne dal volto coperto,

cantate la liturgia dei sordomuti.

 

Ditemi se le salme rivestite

veglieranno le nostre impiccate.

 

 

 

 

 

interventi di

Osvaldo Ballabio  Angelo Bardone

 

luci

Fabio Tagliabue

 

tecnico del suono

Enrico Brambilla

 

foto

Debora Giarrusso

 

in collaborazione con

 Roberto Frigerio  Gigi Leoni  Paola Misciagna  Alessandro Stano  Sergio Trezzi

 

 

per il testo integrale de  "Le tessitrici della storia"

 

 

 

 

 

 

 

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