Pre-Manifesto Della Musica Panteistica
1. L’ATTO CREATIVO. L’estetica che è alla base dell’arte panteistica è di dichiarato stampo avanguardistico. In particolare, si ricollega all’automatismo psichico puro teorizzato dai surrealisti, ovvero “l’interpretazione del funzionamento del pensiero in assenza di un qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale." [1] La visione onirica e il pensiero inteso come flusso non disciplinato dalla razionalità, si traducono così nei meccanismi psichici alla base dell’atto creativo. Ancora André Breton (scrittore e teorico surrealista) descrive così il nascente movimento d'avanguardia: “Il surrealismo si fonda sull'idea di un grado di realtà superiore connesso a certe forme di associazione finora trascurate, sull'onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero." [2] Per la sua natura, la genesi della produzione artistica, si manifesta caotica nella sua indecifrabilità, come un fuoco indomabile che si rovescia in ogni direzione.
2. IL FUOCO INIZIATORE. Procedendo in questa direzione, la metafora della fiamma vitale non può che ricondurre alla dottrina di Eraclito. Il filosofo greco, teorizzando il panteismo, sosteneva che Dio coincidesse con questo Fuoco Generatore, il quale però non si colloca all’esterno della realtà materiale: Esso si manifesta in tutte le cose ed è pertanto identico al mondo nella sua interezza. Questa concezione della divinità comportava l'inevitabile identificazione di Dio con l’Universo e l’Unità di tutti i contrari. “La divinità è giorno-notte, inverno-estate, guerra-pace, sazietà-fame. Ed essa muta come il Fuoco, quando si mescola ai profumi e prende nome dall’aroma di ognuno di essi." [3]
3. IL SUONO DI OGNI COSA. Nel contesto sociale contemporaneo, il concetto di “Dio in ogni cosa”, si presenta troppo datato. Nel presente di oggi, tumultuoso e sovraccarico di eventi, l’estetica panteistica si adegua così alla realtà quotidiana: traduce il Fuoco Generatore in processo creativo, slegato da motivazioni razionali, inarrivabile attraverso giustificazioni meccanicistiche, ingovernabile da leggi materiali. Lo spunto, l’estro alla base della creazione, si manifesta in ogni fenomeno, dal più sublime al più riprovevole, ma comunque in grado di suscitare sensazione nell’autore.
4. LE AVANGUARDIE. Sotto l’aspetto prettamente stilistico, la musica panteistica si presenta come la sintesi di svariati movimenti artistici, sviluppatisi in diversi momenti e diversi luoghi. Tracciando una possibile evoluzione musicale del fenomeno, se ne possono evidenziare le tappe fondamentali:
- le sperimentazioni futuriste di Luigi Russolo, tra i primi in assoluto a equiparare la valenza artistica del suono e del rumore.
Celebri i suoi concerti che accostano strumenti tradizionali (pianoforti e violini) agli “intonarumori” di sua invenzione
(il gracidatore, lo scoppiatore, il sibilatore…);
- il “rumorismo” di Edgar Varèse, tra i massimi compositori del ‘900: la sua musica d’avanguardia perennemente alla ricerca
della atonalità converge in opere come Ionisation (1931), per 41 strumenti a percussione;
- le sonorità aleatorie (in particolare gli studi di John Cage, Bruno Maderna e Toru Takemitsu), i cui meccanismi compositivi
si fondano sulla casualità e l’indeterminatezza;
- il minimalismo di LaMonte Young, suggestionato dalle sonorità orientali e basato sulla combinazione e la ripetizione
di armonie elementari (appunto “minimali”);
- la “musica totale” di Frank Zappa, capace di assorbire ogni stile, forma e genere di arte musicale;
- le esperienze elettroniche di Klaus Schulze e Iannis Xenakis, in particolare i tentativi di quest’ultimo di riunire
musica e spazio, in relazioni a studi propriocettivi;
- il jazz elettronico di Miles Davis, inventore della musica “fusion”, ponte strutturale tra il rock e il jazz;
- la ambient music e le composizioni sonore new age (di artisti come Brian Eno e Kitaro).
5. IL TESTO MUSICALE. Ognuna delle forme musicali sopra citate rappresenta un valido punto di partenza dell’arte panteistica, anche se poi, nello sviluppo del testo, il tema è libero da qualsiasi vincolo di tipo formale e si slega in una qualunque attuabile direzione. Un brano panteistico può dunque manifestarsi come minimalista nelle prime battute, ma in seguito la composizione può trasbordare in cacofonie dissonanti, oppure sonorità complesse e ridondanti. È essenziale che l’autore si dimentichi delle ristrettezze compositive atte a imprigionarlo in una predefinita categoria musicale. Anzi, si dimentichi di qualsiasi genere artistico. Lo spunto creativo deve procedere senza inibizioni, lasciarsi governare unicamente dall’ispirazione. È essenziale che il fuoco non si estingua, ma che la fiamma divampi in un incendio.
Simone Porro, 10 novembre 2007
[1] Manifesto del Surrealismo del 1924, di André Breton
[2] Ibidem.
[3] Eraclito, Sulla Natura, Lόgos fr. 67